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Estratto dal programma del Premio Tenco 2002
La Traduzione
Intervento di Roberto Ferri
Il mio primo rapporto con la Traduzione risale
al 1983 quando mi fu proposto dall’Editore italiano di Andrew
Lloyd Webber di fare la versione italiana del testo “Memory”
dallo show “Cats” con la premessa che altri autori
di testi, anche famosi per la loro abilità, si erano cimentati,
ma Sir Webber non ne aveva accettato nemmeno uno.
Volevo provare? Accettai la sfida partendo da una domanda e da
un’ipotesi: perché l’esigente Andrew li aveva
rifiutati? Mi dissi forse perché non avevano rispettato
il senso del testo inglese.
Con questa congettura mi misi al lavoro rispettando, nel redigere
il testo, le liriche inglesi del buon Lloyd e a lavoro terminato
consegnai il tutto all’Editore che dopo una settimana mi
telefonò dicendomi che il generoso baronetto inglese aveva
accettato il mio testo e me lo riconosceva anche in termini economici
attraverso sostanziose quote SIAE.
Quella esperienza mi servì in seguito da lezione e mi è
sempre andata fatta bene. Così quando nel mio ultimo lavoro
mi sono trovato a tradurre in francese brani di De André,
di Battiato o di altri ho sempre rispettato il testo originale.
Devo dire che è sempre molto difficoltoso, questa volta
lo è stato in particolare, perché è una questione
di contenuti ma anche di stile da rispettare, passando dall’originale
ad un’altra lingua.
Io mi raccomando spesso di usare le stesse immagini e , se possibile,
le stesse parole. Devo aggiungere che a volte, quando mi è
capitato di ascoltare traduzioni di miei brani, non sono stato
altrettanto fortunato pensate che un mio testo inciso da Toto
Cotugno, che in italiano si chiama “ E buonanotte”
, in francese invece Hervé Vilard è stato costretto
a cantare (per ingerenza degli Editori) “ Le vin de Corse
“ che , anche se devo ammettere che quello francese è
un buon testo, non c’entra niente con quello che ho detto
io in italiano.
Se esistono delle regole? Secondo me sì, quelle dell’umiltà
e del rispetto, pensando che a volte anche gli altri hanno da
dire cose interessanti e se non si ritengono tali perché
tradurli e perché chiamarle poi traduzioni? Non ce lo ordina
certo il medico.
Se vogliamo dire cose personali diciamole senza spacciarle però
per traduzioni perché quelle sono un’altra cosa.
Sono difficili da farsi, lo so, ma questo é il loro bello!
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